La struttura
Lo scopo della mostra è quello di accompagnare il visitatore nell’avventura della ‘riscoperta della meraviglia’, attraverso una lettura affascinante dell’opera e della vita di Tolkien, in tre sezioni.
La prima sezione della mostra si concentrerà sulla vita di Tolkien, e sullo sviluppo della sua visione estetico-religiosa. In particolare, la prima sezione svilupperà il concetto di sub-creazione, così come definito nei suoi saggi e nelle sue lettere. Secondo Tolkien, l’autore di letteratura, l’artista, e ogni uomo in generale, è chiamato ad essere ‘sub-creatore’, cioè a continuare e a collaborare con la creazione di Dio, offrendo a Lui la ‘materia’ della propria vita particolare.
Tolkien aveva infatti, secondo le parole di Rowan Williams, un forte “impegno per la creazione”, che comporta due visioni complementari: da un lato la valorizzazione del particolare, delle idiosincrasie, dei gusti, e delle circostanze di una vita individuale, e soprattutto dell’immaginazione e della fantasia; dall’altro, la convinzione che ogni vita, e ogni verità e bellezza prodotte dall’uomo provengono ultimamente da Dio, perché l’uomo è solo uno specchio che riflette la luce divina. Come dichiarato nelle sue lettere, Tolkien considerava se stesso uno strumento nelle mani di Dio, imperfetto ma comunque scelto, per risvegliare il senso della meraviglia in un mondo inaridito, e per “riaccendere una nuova luce, oppure, che è la stessa cosa, riaccendere una luce antica nel mondo”.
La seconda parte guiderà il visitatore nelle profondità della sua vasta opera letteraria, e in particolare nel Silmarillion, concentrandosi in particolare sul mito della creazione, che è a fondamento di tutte le storie Tolkieniane. Nel mondo di Tolkien, un singolo Essere Superiore (Dio) crea innanzitutto un numero di potenze angeliche (i Valar) con i quali, e attraverso i quali crea poi il mondo. Questa creazione avviene durante e attraverso un ancestrale concerto polifonico, in cui i Valar contribuiscono con le proprie voci e melodie al motivo ultimamente composto da Dio. La musica (simbolo dello sforzo estetico dell’uomo) è la metafora costante che definisce l’atto creativo di Dio, a cui tutte le creazioni umane partecipano, e da cui ultimamente provengono. Per questo motivo in Tolkien dove c’è musica c’è sempre un tentativo (più o meno cosciente) di collaborare con la creazione di Dio, e di risvegliare la meraviglia nell’uomo.
La terza parte della mostra si focalizzerà sul Signore degli Anelli e sulla sua nascosta ‘narrativa divina’. Nel dipanarsi della storia umana, collaborare con Dio significa riconoscere e sorprendersi di fronte alla novità della Sua narrativa, e aderire ad essa, seguendo i segni dell’‘intreccio’ che Dio ha pensato. Come rivelato in testi postumi, è Dio stesso che ha infatti pianificato la distruzione dell’anello e la sconfitta di Sauron, scegliendo come Propri strumenti gli Hobbit, le creature che incarnano in modo privilegiato i tratti distintivi del potere creativo di Dio (‘la legge della Creazione’), e cioè l’umiltà, l’apparente insignificanza, e la misericordia, che non a caso si pongono come antitesi delle categorie del potere mondano (simbolizzato dall’Anello).